I vandali in casa by Antonio Cederna & Francesco Erbani;

I vandali in casa by Antonio Cederna & Francesco Erbani;

autore:Antonio Cederna & Francesco Erbani; [Cederna, Antonio & Erbani;, Francesco]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: i Robinson / Letture
ISBN: 9788858117866
editore: edigita
pubblicato: 2006-11-14T23:00:00+00:00


La valle di Giosafat

Rapido resoconto delle proposte e dei provvedimenti, in favore e contro l’Appia Antica - Un capocronista geniale - L’Appia Antica come l’araba fenice - Appia Antica e neofascismo.

«Conosciamo i giornalisti: si stancano presto», così sentenziava un funzionario della Pubblica Istruzione circa un anno fa, quando cominciammo a denunciare le prodezze dei «gangster dell’Appia». L’astuto funzionario si sbagliava: la campagna di stampa ha preso proporzioni considerevoli, e l’Appia Antica, com’era giusto, è man mano diventata il banco di prova di tutta un’amministrazione; com’era giusto, essa ha procurato notevoli preoccupazioni a parlamentari, ministri e senatori, ha promosso voti, interrogazioni, decreti, disegni di legge, ha spinto ad agire i soprintendenti distratti, ha provocato violente dispute in seno al Consiglio comunale romano, ha costretto molta gente a mettere le carte in tavola, ha fatto perdere parecchi milioni a parecchi proprietari di terreni: e da ultimo ha determinato le dimissioni dell’assessore all’Urbanistica Enzo Storoni. La conservazione dell’Appia Antica val bene una crisi in Campidoglio.

Il 14 dicembre 1953 il Ministero della Pubblica Istruzione (facendo suo dopo un anno di compiacente silenzio un voto della Commissione provinciale per le bellezze naturali) proclamava l’Appia Antica, con imperfettissimo decreto, «di notevole interesse pubblico»: pochi giorni dopo, un altro decreto autorizzava ventisei cooperative a distruggere il primo tratto dell’Appia Antica fuori le Mura, cioè a costruire una quarantina di edifici, una mezza dozzina di strade e un cavalcavia, all’altezza della chiesa del Domine quo vadis? (Piano 141).

Sull’Appia Antica si potevano già allora contare una settantina di nuove costruzioni, in parte autorizzate in parte abusive. In febbraio quindici illustri persone firmavano un manifesto di protesta contro la rovina dell’Appia Antica. Ai primi di marzo l’on. Ugo La Malfa presentava un ottimo disegno di legge che contemplava la demolizione con indennizzo di tutte le costruzioni autorizzate e la demolizione senza indennizzo di quelle abusive, delimitando insieme una ampia fascia di rispetto assoluto intorno a tutta la via. L’ex ministro all’Istruzione, Gaetano Martino, rispondeva alla protesta dei quindici, mentre il Consiglio comunale romano il 9 marzo, in un attimo di inconsueta saggezza, approvava un ordine del giorno che sospendeva ogni licenza di costruzione su tutta la via Appia e proponeva la revisione del piano 141.

Consiglieri, assessori, sindaco, soprintendenti, funzionari vari, soci e ingegneri delle cooperative, si avvicendavano sull’Appia. L’assessore Storoni allestiva in Campidoglio una mostra fotografica sulla rovina della via, presentandovi la propria variante al piano 141, che riduceva in parte le pretese delle cooperative. Ai primi d’aprile il ministro Martino nominava una commissione presieduta dal senatore Umberto Zanotti Bianco, per lo studio di un piano territoriale paesistico per l’Appia Antica (tra i membri i soprintendenti alle Antichità e ai Monumenti, il direttore tecnico dell’ufficio piano regolatore, gli archeologi Marchetti-Longhi e Antonio Maria Colini, Cesare Valle del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici, i professori Fulvio Maroi e Edoardo Volterra, l’urbanista Luigi Piccinato).

Alla fine d’aprile, la commissione vincolava la zona dell’Appia Antica per un quattrocento metri da una parte e dall’altra, eliminando quindi le costruzioni previste dalle cooperative. I lavori erano



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